Prima s'allarga, poi si restringe. Di continuo. Piu' che appesa ad un filo, visto che nessuno oggi pare avere reale interesse nel suonare la campanella di fine legislatura, la maggioranza va avanti come fosse un elastico. Da una parte tira Silvio Berlusconi, determinato nel portare a casa un provvedimento che possa metterlo al riparo da vecchie e nuove sorprese giudiziarie, perche' sempre piu' convinto della ''persecuzione'' messa in atto da una parte della magistratura intenzionata a disarcionarlo. Dall'altra tira Gianfranco Fini, che seppure abbia concesso (al ribasso secondo il presidente del Consiglio) il via libera al disegno di legge sul processo breve, non molla la presa quando e' il caso di stoppare fughe in avanti dell'esecutivo, facendo riversare di continuo bile a quasi l'intera truppa pidiellina. L'ultimo esempio, in ordine cronologico, riguarda la Finanziaria in esame a Montecitorio: no alla fiducia sul maxiemendamento. Insomma, siamo alle solite. E se da un lato il Cavaliere insiste nel rinsaldare l'asse nordista con Umberto Bossi, ricevuto a cena ieri sera ad Arcore insieme a Giulio Tremonti, dall'altro il presidente della Camera non indietreggia sulla difesa ad oltranza delle prerogative parlamentari, anche a costo di non azzeccare i tempi d'uscita mediatica. Sempre che non abbiano ragione i maligni di turno: ''Lo fa appositamente, il suo non e' un errore di calcolo''. In mezzo, come se non bastasse la comprovata incompatibilita' (quantomeno caratteriale) tra i due leader del Pdl, ci si mette adesso pure il ministro Renato Brunetta, che non perde occasione per punzecchiare, diciamo cosi', il collega titolare all'Economia: l'ennesimo strappo, all'interno di una dialettica che non riesce piu' a rimanere confinata nelle stanze governative di Palazzo Chigi, come vorrebbe il suo inquilino. Senza contare le continue accelerazioni dei cosiddetti finiani, lesti a presentare proposte di legge a iosa, meglio se controfirmate da esponenti dell'opposizione. E' dunque evidente, al di la' delle rassicurazioni del premier sulla compattezza del centrodestra, che non s'intravede ancora piena luce all'uscita dal tunnel. E difficilmente tutti i nodi potranno sciogliersi domani, nel corso di quell'Ufficio di presidenza del Pdl che tutti attendono con trepidazione. Nonostante al vertice pomeridiano si riuscira' magari ad approvare eventuali modifiche da apportare o meno al ddl incardinato ieri al Senato, a seconda che si voglia o no rischiare eventuali rigetti per incostituzionalita' da parte della Consulta. In ballo ci sono comunque anche altre strade ''aggiuntive'' da poter percorrere. Si passa cosi' dallo scenario di un nuovo Lodo Alfano (preferibilmente con legge costituzionale) all'immunita' parlamentare, con gli occhi puntati sulla nota bozza Violante, qualora si propendesse per un'accelerazione bipartisan sulle riforme strutturali: superamento del bicameralismo perfetto, riduzione del numero dei parlamentari, rafforzamento dei poteri del governo con bilanciamento delle Camere. E perche' no, nel frattempo si puo' puntare magari ad una legge che stabilisca il legittimo impedimento a comparire nelle udienze per premier e ministri. Principio gia' inserito in un testo ad hoc presentato dalle deputate ex Forza Italia Michaela Biancofiore e Isabella Bertolini. In primo piano, in ogni caso, rimane sempre l'impasse sulla giustizia, vero nodo di scambio per la locomotiva del governo. Bocce ferme invece sul versante Regionali. ''Se ne riparlera' intorno a Natale'', e' il pronostico ricorrente in Transatlantico. Prima o dopo le festivita' lo decidera' innanzitutto Berlusconi. Intanto, il Carroccio, che non si mettera' certo di traverso nella battaglia politica condotta in prima persona dal premier - purche' non si perda tempo sul federalismo fiscale - insiste su Veneto e Piemonte. E con la mancata nomina di Massimo D'Alema a ministro degli esteri Ue, anche dentro il Popolo della Liberta', tra ex azzurri ed aennini, si riaprono i giochi. La riconferma di Antonio Tajani a commissario europeo, tanto per cominciare, libera la casella del Lazio. A favore di Renata Polverini? Forse, visto che in Campania, con il passo indietro di Nicola Cosentino dato per certo, la questione e' ancora aperta in attesa di trovare il candidato giusto, ma con insistenza si fa l'ipotesi di un ex magistrato attualmente parlamentare del Pdl. A cascata, l'effetto domino, su cui influira' non poco, c'e' da giurarci, il ruolo dell'Udc. L'alleanza con il partito di Pier Ferdinando Casini, che potrebbe divenire necessaria in alcuni casi, rimescolerebbe ancora di piu' le carte.
via: it.notizie.yahoo.com
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